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1876. Quando il tetto della chiesa crollò per la neve

[Storia delle Cese n.84]
di Roberto Cipollone

Come noto, l’antica chiesa di Cese ha subito nel tempo numerose ristrutturazioni, alcune delle quali resesi necessarie in seguito ad eventi naturali. L’ultimo intervento di cui si ha notizia certa prima del devastante terremoto del 1915 risale all’anno 1876 ed è testimoniato da una lettera che il parroco del tempo, Don Angelo Cosimati, inviò al Vescovo dei Marsi perché intercedesse con le autorità pubbliche “per il rapido ed immediato intervento di restauro”. In quel caso, come scrive Mario Di Domenico, il riadattamento del tempio fu affidato alle maestranze dei muratori locali, che ristrutturarono l’edificio senza sapere o potere intervenire nei particolari lineamenti artistici della soffitta lignea. Questa, infatti, era certamente di particolare pregio, come testimoniava il Corsignani nel ‘700, quando scriveva che “le pareti interne erano molto lavorate con disegni e rilievi marmorei raccolti in una sola navata ricoperta da una pregevolissima soffitta in legno dorato vagamente dipinta e ripartita con corniciature alternate in forma quadrata e rotonda”. La soffitta era stata idealmente riprodotta tramite incisione anche sulla lastra del tabernacolo (risalente al XVI secolo) che ancora oggi è conservato nella chiesa di Cese.
A causare il crollo del tetto e del soffitto nel 1876 furono le abbondanti nevicate che colpirono la zona in quel periodo e che concorsero in maniera decisiva al cedimento di una struttura che plausibilmente si trovava già in condizioni precarie. Nel crollo, purtroppo, perse la vita una bambina di soli sei anni, mentre altre bambine ed alcuni adulti rimasero feriti; nell’occasione, tra l’altro, si stava celebrando il funerale di un bambino di appena un anno. Nella memoria riportata qui di seguito (tratta da “Orme di un borgo” di Osvaldo Cipollone), riferendosi ai possibili effetti catastrofici scampati, il parroco del tempo parlò di “speciale miracolo”.

Addì 9 febbraio 1876, circa le ore 18, terminate appena le funzioni sacre, per la molta neve caduta precipitava il tetto ed il soffitto di questa parrocchiale chiesa di Cese, travolgendo fra le rovine sette fanciulle ed otto adulti, de’ quali una dell’età di anni sei, rimase vittima, un’altra di anni undici si ebbe fratturata una coscia e ferita la testa, tutti gli altri furono salvi e la fanciulla ferita gravemente, non risentendo dolore, fra giorni 30 immediatamente fu sana.
È da notarsi che tutte le altre fanciulle rimasero sepolte nel disastro, a stento furono riscavate circa due ore dopo e rinvenute perfettamente sane. Gli adulti si trovarono liberi quantunque colpiti. Il che deve ascriversi a speciale miracolo.
Le fanciulle si trovavano riunite ed aggruppate intorno ad un bambino di cui eransi celebrate le esequie.
Stante il cattivo tempo la popolazione si trovava tutta riunita in chiesa e non erano passati che pochi minuti che era uscito Francesco Micocci, avo del bambino defunto; al primo rumore, invocato l’aiuto Divino, si trovò in luogo sicuro e non seppe dire come il bambino morto fu spazzato in mezzo dai legni caduti, la fanciulla di anni sei era fuori dalla catastrofe e morì soffocata dalla polvere.

La bambina morta in conseguenza del crollo dovrebbe essere Margherita Cosimati, che risulta nata il 15 giugno 1870 e morta appunto il 9 febbraio 1876. I suoi genitori erano Sabbatino Antonio Cosimati e Maria Giuseppa Blasetti, i suoi fratelli e le sue sorelle Maria Carmina Cosimati (sposata con Enrico Bruno), Rosa Cosimati (sposata con Angelo Sabatino Ferrantini), Gregorio Cosimati (sposato con Maria Micocci), Maria Annunziata Cosimati (sposata con “Carmelo” Muzi), Luciano Cosimati (sposato con Carolina Di Matteo e poi con Maria Concetta Iannola). Il bimbo del quale si stavano celebrando le esequie dovrebbe essere Francesco Santo Corradini, morto quando aveva poco più di un anno l’8 febbraio 1876 (il giorno prima del crollo). Il bambino, che tra l’altro aveva ripreso il nome del padre (morto poco prima della sua nascita), era infatti figlio di Teresa Micocci, figlia appunto del citato Francesco (Antonio) Micocci.

<Articolo rielaborato da O. Cipollone, “Orme di un borgo” (2002) e M. Di Domenico, “Cese sui piani palentini” (1993). Ricerche genealogiche da http://www.antenatidellecese.it&gt;


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