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La scuola prima del terremoto

[Storia delle Cese n.22]
di Roberto Cipollone

La prima traccia sull’educazione scolastica a Cese risale al 1821, anno in cui per Regio Decreto risultano nominati maestri scolastici don Stefano Cosimati, don Livio Pace e don Giuseppe de Amicis. Dagli Atti dei sindaci del 1830 si legge infatti che “l’eletto di Cese Antonio Rosati ricorreva contro il maestro scolastico don Stefano Cosimati che abusivamente svolgeva lezioni private, oltre all’incarico pubblico a ducati 18, con nomina a norma del R.D. 12/9/1821”. Dagli stessi atti si trova che nel maggio del 1835 gli ispettori distrettuali, “coadiuvati dall’eletto del luogo A. Marchionni, procedevano ad esaminare gli alunni della scuola primaria di Cese retta da don Stefano Cosimati e si distinguevano nella lettura M. Marchionni, A. Galdi e L. Di Pietro; nella scrittura F. Tomei e A. Galdi; nella dottrina cristiana L. Patrizi e N.A. Cipollone; nell’abaco D. Tomei e A. Galdi”. Il 20 aprile 1856, invece, il decurionato procedeva all’acquisto, per 10 ducati, di oggetti e suppellettili, tra cui banchi, sedie e panche per la scuola primaria, dove risultava maestro Antonio Piccolini. In quell’anno, tuttavia, don Stefano Cosimati doveva essere ancora in attività, stando ad un altro atto del 1861 con cui il consiglio “accordava il meritato riposo al maestro di Cese don Stefano Cosimati, nato il 30/8/1779 e in attività dall’11/1/1820 al giugno del 1859”. Ad oggi non si ha certezza sull’ubicazione delle scuole del paese a quei tempi, ma “si racconta che originariamente queste si trovassero presso il fabbricato di don Ciccio (poi divenuto il palazzo di don Peppo), dove risiedevano gli insegnanti”[1].

L’obbligo scolastico fu introdotto a livello nazionale nel 1860 (“Legge Casati”), mentre nel 1877 l’istruzione elementare passò da 4 a 5 anni e l’obbligo fu portato a 3 anni (“Legge Coppino”). Sempre nel 1877, a livello locale il regio delegato “raccomandava al designato Raffaele Cosimati[2] di dotarsi della patente d’idoneità per la nomina a maestro di scuola di Cese”.

La prima relazione sulle scuole locali di cui si ha traccia risale al 1890, anno in cui l’ispettore Raffaele Valente prestò servizio nel circondario di Avezzano per illustrare lo stato delle scuole primarie di tutti i comuni e relative frazioni[3]. Nella relazione, la scuola di Cese compare soltanto all’interno della tabella riassuntiva, dalla quale sappiamo che gli alunni iscritti in quell’anno erano ben 116, di cui 62 maschi e 54 femmine.

Il numero degli alunni appare sovrastimato, se si considera che gli insegnanti assegnati alla scuola di Cese erano soltanto due (di cui uno con giudizio “ottimo” e l’altro “buono”). Non sono riportate notizie sugli alunni frequentanti e su quelli “dispensati”, ma l’ispettore Valente segnala che in generale “l’orario non è in relazione colle abitudini ed i bisogni di quei paesi” e che le condizioni generali, unite alla precaria preparazione dei maestri, “non possono dare se non piccoli risultati”. Scrive ancora Valente, in termini generali: “Spesso succede che si vada alla visita della scuola e non vi si trovi nemmeno il maestro, che volentieri si dà anche lui alla vita del cacciatore. […] Non credo sia conveniente che la scuola lotti con le abitudini locali, con i bisogni di quella gente, la quale, se pure non sottopone a lavori pesanti i suoi bambini, loro affida la custodia del fratellino o del piccolo armento”. Il giudizio più critico, oltre che ai metodi d’insegnamento, veniva assegnato ai locali scolastici, definiti in genere poverissimi ed antigienici. “La suppellettile scolastica è pessima dovunque, che dovunque è vecchia o mancante o male scelta. Volendo, potrei enumerare tutte le frazioni e dire che mancavano di tutto”.

Tale situazione di precarietà non venne plausibilmente risolta negli anni successivi, se si considera che in una relazione del 1906 le condizioni dei locali scolastici di Cese vengono definite “infelicissime”. Nella stessa relazione, inviata all’assessore del comune di Avezzano Nicola Gallese, viene lodata l’opera dei maestri del tempo, mentre si denunciano le pessime condizioni di svolgimento delle lezioni e l’inadeguatezza del materiale di sussidio all’insegnamento. Nella parte finale della missiva si auspica che si provveda almeno alla mattonatura dell’aula del maestro e ad alla fornitura della cartina dell’Europa per l’insegnamento della geografia nella terza classe.

Direzione delle scuole elementari di Avezzano.  Avezzano, 16 Marzo 1906
All’Ill.mo Sig. Gallese Nicola, Assessore per l’istruzione del Comune di Avezzano.
Ieri mi recai col Sig. Ispettore Scolastico nella frazione di Cese per visitarvi quella scuola. Esaminati i registri, l’orario, il programma didattico e gli alunni, sentiti il maestro e la maestra nella loro opera efficace sotto ogni aspetto, posso affermare d’avere riportato una favorevole impressione dalla mia visita.
Devo però lamentare che il locale scolastico si trovi in condizioni infelicissime: non è sufficiente l’aria che vi respirano gli alunni, ed anche la luce lascia non poco a desiderare; vi difetta poi il materiale di sussidio all’insegnamento del maestro.
Ma intanto che si andrà provvedendo da codesta onorevole amministrazione ad un edificio più in norma alle attuali esigenze igieniche ed alla efficienza delle suppellettili scolastiche, vi pregherei che si mettesse con sollecitudine il mattonato dell’aula in cui insegna il maestro, e che l’insegnante possa trovarsi provvisto della carta murale dell’Europa necessaria all’insegnamento della geografia nella 3° classe.
Con riverente stima della S.V. Ill.ma

Una relazione del 1908 su tutte le scuole di Avezzano fa riferimento anzitutto all’andamento nelle varie discipline, citando la scuola elementare di Cese come esempio positivo a riguardo dell’insegnamento dei “lavori femminili”. Scrive infatti il direttore: “Per questa materia devo dichiarare che sono rimasto più contento della scuola rurale di Cese”, aggiungendo una nota critica generale: “Noi lasciamo purtroppo la donna, per una infinità di pregiudizi, in una condizione intellettuale troppo inferiore a quella dell’uomo”.

Oltre al giudizio sintetico sugli insegnanti di Cese, la relazione riporta anche il numero degli alunni iscritti ai tre anni d’insegnamento previsti; viene anche specificato che dei 116 iscritti (61 maschi e 55 femmine), 54 risultano dispensati, 14 assenti e 48 presenti. In riferimento al ben noto “conflitto” tra obbligo scolastico e necessità familiari/lavorative, si legge nella relazione: “Considerando che nel nostro comune si ha sempre difetto di manodopera pel continuo aumento di industrie e di lavori, non deve stupire se le famiglie, appena giunta la stagione propizia, tolgono i figli dalla scuola per ottenere sicuri guadagni nel benessere economico”.

Passando poi a trattare nel dettaglio la situazione delle scuole di Cese, il relatore elogia l’opera dei maestri dell’epoca, molto apprezzati in paese, e si sofferma in particolare sulla dedizione della maestra de Nicola.

“Nel corso dell’anno ho visitato tre volte le scuole di questa frazione, giungendovi inaspettatamente, e restai sempre pienamente soddisfatto del loro funzionamento. I due insegnanti ad esse preposti, Sig.ri Giuseppe Ferrari e Rosalia de Nicola, il primo incaricato della 2^ e 3^ sezione miste, l’altra della 1^ mista, compiono la loro opera educativa con zelo, amore e sacrificio, sì che gli abitanti della frazione ne fanno lodi in ogni circostanza. La maestra poi, oltre che a istruire gli alunni della sua sezione, attende pure in ore speciali a esercitare le alunne delle tre sezioni nei lavori domestici. E per tale maggiore incombenza, meritando d’esser tenuta in speciale considerazione, io mi permetto raccomandarla vivamente a codesta vs. Amministrazione, affinché le si assegni un adeguato compenso, anche a titolo d’incoraggiamento”.

Giuseppe Ferrari e Rosalia de Nicola erano marito e moglie e provenivano da Scurcola Marsicana (sebbene lui risulti nato ad Atessa, nel 1854, e lei all’Aquila, nel 1865). La loro storia è legata a doppio filo con quella di Cese, anche perché il maestro Ferrari perse purtroppo la vita nel nostro paese nel terremoto del 1915 e la famiglia è qui sepolta nella propria cappella privata. All’epoca della relazione qui riportata, nel 1908, la coppia aveva avuto già 11 figli (7 maschi e 4 femmine), mentre un’altra figlia sarebbe nata e morta nel 1912; una figlia era già deceduta nel 1893 e altri due sarebbero venuti a mancare nel 1911 e nel 1917. Il maestro Ferrari ha sicuramente insegnato a Cese per molti anni; esistono infatti alcuni “certificati di proscioglimento dall’obbligo dell’istruzione elementare inferiore” da lui firmati risalenti almeno al 1901. La maestra de Nicola ha invece continuato ad insegnare in paese anche dopo il terremoto, fino a quando l’incarico non è stato assunto dalla maestra Costantina Cosimati. Quest’ultima, tra l’altro, risulta discendente dalla stessa famiglia di don Stefano Cosimati, il primo maestro di cui si ha testimonianza a Cese (un trisnonno di Costantina era infatti fratello di don Stefano Cosimati). Più che un cerchio che si chiude, un segno di continuità nel tempo.


[1] Osvaldo Cipollone, “Angeli co’ jji quajji”, 1997.
[2] L’unico nominativo compatibile per età presente nell’archivio degli antenati di Cese (https://www.antenatidellecese.it/ ) è quello di don Raffaele Antonio Cosimati, che tra l’altro risulta pronipote di don Stefano Cosimati (il cui padre era fratello del nonno di don Raffaele Antonio).
[3] Michele Sciò, “Le scuole elementari della Marsica nell’Ottocento”, da Il foglio di Lumen 18 – Agosto 2007.


<Articolo originale redatto da Roberto Cipollone sulla base delle fonti citate e degli elementi d’archivio del Comune di Avezzano>


Una replica a “La scuola prima del terremoto”

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