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Felice Antonio Cosimati, un notaio illustre

[Storia delle Cese n.74]
da Antonio Socciarelli e Osvaldo Cipollone

Diverse persone di Cese si sono affermate e continuano ad affermarsi in campo civico e professionale. In passato, tuttavia, l’ascesa era probabilmente più complessa, soprattutto in considerazione del fatto che alcune professioni erano appannaggio di poche casate o famiglie privilegiate. Alla fine del ‘700, invece, si fece strada nella Marsica il nome di Felice Antonio Cosimati, notaio che da Cese riuscì a farsi apprezzare in tutto il territorio, fino a redigere alcuni atti per gli amministratori dei Colonna e i sindaci di Avezzano.

Quest’ultima notizia è riportata da Antonio Socciarelli in un lavoro su Tommaso Brogi[1], avvocato e ricercatore avezzanese che fu uno dei fautori del progetto di restaurazione dell’emissario voluto dall’imperatore Claudio nel I secolo d.C. per il prosciugamento del Fucino. Come scrive Socciarelli, infatti, “nell’ultimo ventennio del Settecento le acque del lago Fucino furono soggette a continue escrescenze che produssero danni ingenti, ingoiando terreni, colture, edifici e prostrando le popolazioni stanziate intorno al bacino, in maniera particolare quelle dei paesi della riva meridionale. Il livello delle acque crebbe notevolmente tra gli anni 1783 e 1787 e le disastrose inondazioni acuirono la già manifesta precarietà delle situazioni economiche del territorio. A seguito di questi eventi si andò gradualmente riaccendendo un vivo interesse per la formulazione di progetti sostenibili vòlti a risolvere il millenario problema del contenimento o prosciugamento del bacino lacustre”. Uno dei primi ad attivarsi concretamente fu Domenicantonio Iatosti, capo Priore di Avezzano ed amministratore dei Colonna, “il quale, a proprie spese (circa mille ducati), aveva impiegato nel 1788 numerosi «fossaroli» nello scavo di diversi canali nei pressi degli inghiottitoi della Petogna, «a fine di dar esito all’acque […] per li gorghi, ed emissarij naturali»”[2].

L’espediente non si rivelò certamente risolutivo, ma riuscì a far abbassare il livello delle acque; tale risultato fu ritenuto tanto rilevante da meritare un’attestazione ufficiale da parte di due notai, Felice Sorgi di Avezzano e, appunto, Felice Antonio Cosimati di Cese. Riporta ancora Socciarelli nel suo lavoro su Tommaso Brogi: “Con atto del 20 settembre 1788, i sindaci di Avezzano Filippo Mattei e lo stesso notaio Felice Sorgi attestavano «qualmente le acque del Lago Fucino confinanti con questo loro territorio dal mese di settembre dell’anno scorso 1787 cominciarono ad abbassarsi nel loro livello, e lo stesso hanno seguitato a fare nel corrente anno 1788, talmente che fino al presente giorno sono ribassate circa palmi cinque di altezza, e molti terreni, che prima erano occupati dall’acque suddette, ora sono atti alla cultura, e semina». Analogamente, due giorni più tardi, il notaio Cosimati di Cese registrò i favorevoli apprezzamenti di alcuni testimoni oculari che avevano visto come lo Iatosti «anche nei tempi più rigidi nell’inverno scaduto, […] con molti operai stava nelle rive del lago sudetto in piè del precitato Monte [Salviano] a far fare li lavori, ma benanche per essersi portati per curiosità sul principio del corrente settembre in detto luogo per vedere la maraviglia dell’assorbimento dell’acque in abbondanza, che facevasi dalli meati sudetti in forza di detti lavori ivi meravigliosamente con gran artificio fatti»[3].

Iatosti e Mattei si rivolsero dunque al notaio di Cese per formalizzare la buona riuscita dei lavori di scavo nei pressi degli inghiottitoi della Petogna, all’interno di una questione che andava acquisendo sempre maggiore rilevanza nell’economia del territorio marsicano. Un’investitura di grande rilievo per il notaio cesense, che si ritagliò un posto da protagonista anche nella vita del proprio paese di origine. Sono infatti diversi gli atti nei quali ricorre la firma di Felice Antonio Cosimati. Il primo sembra essere addirittura del 1775 (quando il Cosimati aveva 25 anni) e riguarda la” concessione in affitto di un terreno situato in località S. Martino da parte della collegiata chiesa di Santa Maria delle Cese”[4]. Nel 1780 invece il notaio formalizzò un “atto di enfiteusi perpetua per un terreno in località Santa Lucia, accordato dalla Chiesa Canonica S. Maria a Melchiorre a Giuseppe Marchionni” e fu probabilmente sempre lui, in quegli anni, a rogare un documento relativo a terreni, beni ed arredi posseduti dalla stessa chiesa canonica di Cese (il documento è apparentemente in pessimo stato di conservazione, ma la tipologia rimanda ai due atti precedenti). Si può facilmente immaginare che furono molti gli atti privati firmati dal notaio Cosimati; uno di quelli giunti ai nostri giorni è del 1810 e riguarda una richiesta di consenso al matrimonio tra Sabatino Torge e Maddalena Valente[5].

Negli stessi anni, Felice Antonio Cosimati svolgeva anche il servizio di cancellierato ad Avezzano, come risulta da un reclamo da lui inoltrato nel 1811 per il mancato pagamento di alcune quote relative agli anni 1809-1810. Attorno al 1820 lo si vede invece nel decurionato di Cese[6], collegio che è assimilabile all’attuale consiglio comunale. I decurioni, infatti, erano sì eletti per sorteggio, ma solo coloro che erano iscritti nella lista degli “eligibili”, approvata dagli intendenti, potevano entrare a farne parte; l’eleggibilità, tra l’altro, era legata anche alla rendita posseduta. Una forma di responsabilità “politica” simile può retrodatarsi addirittura al 1800; in un altro atto si legge infatti che “il pubblico parlamento delle Cese, il 7.9.1800, per estinguere i suoi pesi fiscali aveva nominati alla bisogna i deputati Filippo Tomei, il notaio Felice Antonio Cosimati, Vincenzo De Amicis e Ascenzo Cosimati; questi avevano anticipato la somma e il pubblico parlamento si obbligava alla restituzione”. In alcuni documenti ufficiali emerge anche il ruolo di tutela svolto dal Cosimati in favore della cittadinanza. Risulta infatti che sempre nel 1820 “il notaio Felice Antonio Cosimati delle Cese e Gennaio Iatosti di Avezzano ricorrevano circa l’eccessiva tassazione della fida degli animali”. Nel 1829 invece, “i cesaroli Felice Antonio Cosimati, Giambattista De Amicis, Simone Cipollone, Michelangelo ed Antonio Marchionni, Antonio Tomei, Pietrantonio Pace, Gesualdo Sartore ed il parroco don Stefano Cosimati reclamavano contro la gabella sul vino perché una grandine desolatrice aveva distrutto tutto il raccolto locale”. Nel giugno del 1830, infine, il notaio Cosimati veniva nominato deputato per la costruzione del camposanto di Cese assieme a Giambattista De Amicis. Aveva allora circa 80 anni e sarebbe vissuto ancora fino ad 82, nel solco dell’impegno civico e professionale tracciato lungo tutta la sua vita.


[1] Tommaso Brogi “Sul lago Fucino e Sue escrescenze: progetti per bonificarlo colla descrizione dell’emissario di Tiberio Claudio; e sulla necessità di riaprirlo. Da un manoscritto della Biblioteca Angelica di Roma” – Introduzione, trascrizione e note a cura di Antonio M. Socciarelli (2012).
[2] A.S.AQ, Protocolli notarili del distretto di Avezzano, notaio Benedetto Spina, b. 142, vol. IV, ff. 42v-43r.
[3] In M. Ragusa, Brevi cenni storici sulla Marsica. Notizie su alcuni contratti antichi che si conservano nell’Archivio Notarile Distrettuale di Avezzano, Remo Sandron Editore, Bologna 1924, p. 17-18.
[4] Osvaldo Cipollone, “Orme di un borgo” (2002).
[5] Osvaldo Cipollone, “Angeli co’ jji quajji” (1997).
[6] Tra gli atti del Comune di Avezzano si trova infatti un documento che testimonia che “il 1.8.1820 il sindaco Aloisi, presenti i decurioni di Cese G.B. De Amicis e F.A. Cosimati, deliberava 300 ducati di spesa per i lavori di risistemazione del fontanile delle Cese alle “Fontanelle”, uso abbeveraggio”.


<Articolo originale elaborato dai testi di A. M. Socciarelli (nota 1) e O. Cipollone (note 4 e 5). Gli atti di nascita e di morte sono ripresi da antenatidellecese.it (Ercole Di Matteo)>

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