[Storia delle Cese n.20]
da Osvaldo Cipollone
Da tempi remoti Cese ha due compatroni: la Madonna e San Vincenzo Ferreri, a cui è dedicata la chiesa (detta popolarmente “vecchia”) eretta in pochissimo tempo nel 1925, grazie al contributo dei parrocchiani e dei cesensi emigrati, oltre che alla dedizione dell’allora parroco don Vittorio Braccioni. Sulla facciata della stessa chiesa, utilizzata in principio dal 1929 al 1946, si può leggere ancora oggi la dedica “Vincentio Ferrerio caeterisque caesarum SS. Patronis” (“A San Vincenzo Ferreri ed agli altri patroni dei Cesensi”).
Come noto, San Vincenzo Ferrer (nativo di Valencia, in Spagna) è stato uno dei più grandi predicatori del suo tempo ed è rappresentato con una fiammella sulla testa (simboleggiante la “luce”) ed un volume aperto in mano dalle cui pagine si legge: “Timete Deum et date illi honorem”. Di recente don Ennio Grossi – suo grande studioso – ha pubblicato il quarto libro relativo alla sua vita intensa ed impegnata.
La festa dedicata a San Vincenzo Ferrer veniva celebrata già 80 anni fa ai primi di Maggio, e non nel giorno a lui dedicato, il 5 Aprile. Tale consuetudine, molto probabilmente, era dovuta all’esigenza di far cadere i festeggiamenti in giorni meteorologicamente più propizi, per evitare che l’inclemenza del tempo vanificasse gli sforzi ed i sacrifici (anche economici) sopportati.
Gli abitanti di Cese pregano il “loro” santo per i benefici dell’anima e del corpo, ma ricorrono a Lui anche per la protezione dei campi; nel corso della processione, infatti, la statua si ferma due volte ai limiti del paese, ed in entrambe l’officiante indirizza l’aspersione dell’acqua benedetta verso i campi attigui. Una “speciale” processione con il Santo si tenne intorno al 1930 all’Ara, in un’estate in cui tutto il grano raccolto all’aia per la trebbiatura rischiava di andare perduto per le assidue piogge. Non è dato sapere se fu per intercessione del Santo o per pura congiuntura temporale, ma la pioggia cessò, si riempirono sacchi ed “arconi” e si rese grazie al Cielo e a “San Mmincénzo”.
L’antica statua di San Vincenzo, ora custodita nella chiesuola della Madonna delle Grazie, era in pero scolpito, policroma ed impreziosita da due pregevoli candelabri e diversi campanelli di vetro finemente lavorati. Tale statua risale al 1923, quando, in seguito alla guarigione da una malattia misteriosa, “Crocetta” Marchionni la donò alla parrocchia “per grazia ricevuta”. Risultava pesantissima anche per i “portatori” della processione, che venivano scelti – a prescindere dalla tradizionale asta – in base alla prestanza fisica ed all’altezza, che doveva essere omogenea. Anche l’attuale statua di San Vincenzo è più pesante delle altre poiché provvista di un baldacchino in legno e metallo.
Gli anziani di Cese raccontano che la festa di San Vincenzo “s’è sempre fatta”, che era bella “comme quela de settembre, puri se dureva no jorno solo”, che “se faceva la pritissione e ji giovenótti portevano la statua de legno che peseva tanto”, che “ci steva la musica e puri jo pargo e lle ‘lluminate”, che “le vajjòle e ji vajjóli se remmutevano” e che la sera “chi lo poteva fa’, se nne ‘eva ajji bicchierini a cché Giuditta”. Una giornata che dunque significava tanto, soprattutto perché per una volta si era liberi dalla fatica di tutti i giorni, i mestieri, i campi, gli animali; insomma, “‘no jorno speciale”.
A San Vincenzo sono stati dedicati nel tempo due canti liturgici originali. Il testo e la musica del primo sono opera di padre Lorenzo Cipollone. Sul secondo, invece, non si hanno purtroppo documenti o testimonianze.
1° CANTO: SALVE O SANTO PROTETTORE!
Sgorghi dal cuore gioioso e fervente
per San Vincenzo quest’inno d’amore:
inclito araldo di Cristo Signore,
egli nel cielo risplende d’onor.
Rit. Salve, o santo protettore!
La tua fede col tuo amore
scuota in noi tutte le fibre
ed avvampi i nostri cuor.
Salve a Te, sant’e possente Patrono!
Tu ci difendi nel dubbio frangente.
Tu pure serbaci il cuore e la mente,
salda la fede, più santo l’amor.
Rit. Salve o santo protettore!
…2° CANTO: SAN VINCENZO, ONOR DECORO
San Vincenzo, onor decoro
della chiesa sei di Cese;
a te salga ardente il coro
della lode e dell’amor.
Rit. Tu, splendente fra le schiere
dei beati sei nel ciel:
odi i canti e le preghiere
del tuo popolo fedel.
Il tuo nome eccelso e santo
sulle labbra suoni ogn’ora,
ed ogni anima smarrita
in te trovi pace e amor.
O Vincenzo, caro Santo,
la tua Cese tu proteggi:
tu sua gloria, tu suo vanto
sei per sempre in terra e in ciel.
<Rielaborato da “Le feste patronali di ieri e di oggi” (2013) e da due articoli de “La Voce delle Cese” (2006, 2008)>







