Jo meso de maggio

[Storia delle Cese n.56]
da Osvaldo Cipollone

Alcune usanze religiose sono comuni a diversi paesi del circondario, ma spesso a Cese assumono caratteristiche del tutto particolari. Fino agli inizi del ‘900, ad esempio, era consuetudine assegnare per sorteggio lo stendardo raffigurante la Madonna ad una famiglia, la quale aveva l’onore di custodirlo per tutto l’arco dell’anno. Ai giorni nostri invece, seppure con modalità diverse, si perpetuano altre due usanze collegate proprio alla tradizione più antica. Una riguarda la festa di Santa Elisabetta e l’altra è relativa alla venerazione della Madonna durante il mese di maggio.

Quest’ultima tradizione, legata al mese mariano per eccellenza e noto a Cese come “jo méso de maggio”, negli ultimi tre anni si è dovuta in realtà sospendere a causa delle restrizioni legate all’emergenza sanitaria. Per onestà, tuttavia, c’è da dire che anche prima del 2020 la consuetudine cominciava a dare segnali di difficoltà in termini di preservazione del rituale. L’usanza procede infatti dalla manifestazione di volontà di alcune famiglie del luogo, le quali comunicano al parroco la disponibilità ad accogliere e custodire la Sacra Effigie nella propria abitazione per un’intera settimana del mese di maggio. All’inizio ed alla fine di questo rito il parroco accompagna il corteo preceduto dalla Madonna, che viene portata da una donna della famiglia.

Tale tradizione religiosa ha plausibilmente radici antiche. Un tempo, infatti, molte famiglie facevano richiesta di tenere in casa la sacra immagine della Madonna per il mese mariano; ne venivano sorteggiate quattro – una per ogni settimana – e a turno custodivano lo stendardo adornandolo per la venerazione della popolazione. Nelle abitazioni che lo ospitavano si preparava un “altarino” abbellito con luci, nastri e lenzuola ricamate. I fedeli e le pie donne vi si recavano per il rosario e le preghiere. La domenica, alla sera, la Madonna lasciava la casa in processione per raggiungere quella di turno e rimanervi una settimana. Alla fine del mese, infine, lo stendardo faceva ritorno in chiesa.

Esiste un legame tra questa usanza ed un’altra tradizione alquanto singolare conosciuta come la “Madonna dejj’ómmeni” (“la Madonna degli uomini”). Quest’ultima era concomitante con i festeggiamenti per il “Nome di Maria”, il 12 settembre (in passato la festa patronale, popolarmente “festa di settembre”, si svolgeva proprio in quel giorno). Nella circostanza, in particolare, erano solo gli uomini sposati a partecipare all’estrazione per l’assegnazione dello stendardo mariano. Il fortunato riceveva dunque lo stendardo, lo portava in processione e provvedeva ad adornare la casa per la venerazione dei fedeli. La “Madonna degli uomini” veniva poi custodita per un anno intero e tenuta nella stessa casa, usualmente dentro una grossa credenza. Quell’immagine altro non era se non quella della “Madonna delle Grazie”, la stessa che ancora oggi viene custodita nelle case durante il mese di maggio. La storia vuole che negli anni ’40 l’icona sia uscita indenne da un incendio che aveva attaccato l’abitazione (di legno) in cui si trovava custodita; la casa bruciò, ma il grosso mobile, pur andando distrutto, preservò lo stendardo dal rogo.


Una curiosità è legata alla scritta presente al di sotto dell’immagine di Maria SS.ma con il Bambino. Confrontando la fattura attuale dello stendardo con quella ricavabile da alcune immagini del passato, si nota infatti (oltre all’assenza di una coroncina in tre fili nella parte centrale) una piccola modifica nella scritta inferiore, che recita oggi “Prega per noi” anziché “Pregate per noi”. Con tutta probabilità, tale leggera modifica è subentrata durante un restauro conservativo dello stesso stendardo.

<Rielaborato da O. Cipollone, “Un’eco di note e di passi” (2010) e “Orme di un borgo” (2002)>


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