[Storia delle Cese n.4]
da Roberto Cipollone
Il sogno americano, come gli altri sogni che tanti Italiani hanno fatto in Argentina, in Brasile, in tutto il mondo, nasceva dalla voglia e necessità di cambiare la propria esistenza, lasciare gli stenti, la miseria, le difficoltà del vivere quotidiano per cercare un’altra strada. Dura, tortuosa, a volte infelice… ma bisognava provare. Tanti partivano da soli, magari per raggiungere un parente od un conoscente dall’altra parte del mondo, con il pensiero di tornare un giorno, o forse di fare strada alla propria famiglia in quel continente tanto vasto ed affascinante, troppo per lasciare chiusa quella porta. Così si preparavano i documenti, si passavano le visite e si partiva per l’America, sugli enormi transatlantici dai nomi altisonanti, eppure al freddo, solo con qualche coperta, e la terra sembrava non arrivare mai. Poi New York, Ellis Island, il più grande porto d’immigrazione della storia, divenuta nel 1892 la porta d’ingresso ufficiale nel Nuovo Continente, con una struttura efficientissima di accoglienza, controlli psico-sanitari, ristoro e, soprattutto, registrazione.
Su quei registri stancamente riempiti è passata una nuova storia americana, fatta di milioni di altre storie, e molto spesso la penna dell’ufficiale scriveva “Italian”. Tra i tanti nostri connazionali immigrati c’erano, ovviamente, anche i “Cesaroli”, che partivano come gli altri e come gli altri portavano con sé un pezzo del proprio paese. Nel registro dovevano indicare, oltre al nome e la nazionalità, anche l’età, il sesso, lo stato civile, l’occupazione, la capacità di leggere e scrivere, la residenza, la destinazione finale americana, lo stato di salute, da chi era stato pagato il viaggio, se erano in possesso di denaro (specificandone l’entità), se erano già stati negli USA, se stavano raggiungendo un parente (specificando il nome) ed altri dettagli personali. Come a dire: l’intera storia di una vita in una riga. Una fonte storica incredibile curata dalla Fondazione “Statue of Liberty – Ellis Island” (https://www.statueofliberty.org/ellis-island/ ) grazie alla quale si può tentare di ricostruire, anche solo parzialmente, la storia dei nostri compaesani emigrati in America dal 1892 al 1924. Si tratta di una ricostruzione complessa, complicata dagli errori di dettatura, trascrizione e “traduzione” del tempo, ma altrettanto affascinante ed unica.
Nell’archivio, consultabile all’indirizzo https://heritage.statueofliberty.org/, sono presenti circa cento “Cipollone” (e simili), con provenienza Cese (e simili) o Avezzano; ma anche molti Bartolucci, Bianchi, Cosimati, Corradini, Di Giamberardino, Di Matteo, Marchionni, Orlandi, Petracca, Tomei, Torge, con stessa provenienza. In tutto, circa 300 nomi che probabilmente sapranno parlare solo alla memoria dei più anziani di Cese; in ogni riga, però, passa una piccola traccia delle nostre radici.
Il primo anno di cui si ha traccia è il 1900, quando risultano sbarcati ad Ellis Island, in tempi diversi, alcuni cesensi: Vincenzo Bianchi, Giuseppe Cipollone, Luigi Cosimati, Gaetano Di Censi, Dionisio Di Matteo, Benedetto e Giuseppe Marchionni, Fabiano e Francesco G. Tomei. Sempre in relazione a Cese, l’anno maggiormente presente è il 1909, con 46 nomi, mentre l’età media dei nostri emigranti risulta di poco superiore ai 26 anni. Quasi la metà delle persone presenti in elenco risulta avere tra i 20 e 30 anni, ma rilevante è anche la presenza di ragazzi con meno di 20 anni (71, se si includono 5 bambini tra i 0 e i 5 anni). Una delle particolarità rilevate è la presenza di due famiglie, ciascuna con madre e due figli, che andavano a ricongiungersi con il padre-marito già emigrato negli U.S.A. La prima è la famiglia di Orlandi Checchina (nel registro riportata come “Chembina”, 26 anni), con i figli Antonio (5) e Francesco Tomei (3) che nel 1903 raggiungevano a Pittsburgh Carmine Tomei. La seconda è quella di Filomena (26 anni), Augusto (3) e Giuseppina Torge (1 anno), emigrati nel 1909 (dal registro sembra per ricongiungersi con Angelo “Di Censi”).
Scorrendo l’elenco, alcuni nomi s’incontrano più volte, e guardando all’età ed agli anni di arrivo si può capire se siano o meno relativi alla stessa persona. Quattro cesensi, in particolare, sembrano aver intrapreso il viaggio verso gli Stati Uniti almeno per quattro volte, tra il 1900 ed il 1924; si tratta di Carmine, Erasmo, Nunzio Cipollone e Luigi Petracca. Un caso simile è quello di Fioravante Cosimati, partito la prima volta per gli Stati Uniti a soli 15 anni, nel 1909, tornato poi in Italia nel primo dopoguerra e ripartito nuovamente nel 1923, per tornare definitivamente a Cese nel 1961. Fioravante rientra, con altri, tra gli emigranti che hanno vissuto più tempo negli USA, a Pittsburgh (Pennsylvania) e Steubenville (Ohio) in particolare. Lavorava nelle acciaierie per 8$ al giorno (una fortuna per quei tempi), sudando ogni centesimo nell’area di fusione dell’acciaio, dove l’altissima temperatura costringeva ad operare con sacchi bagnati sul capo, per 10-12 ore al giorno in turni da 10 minuti l’uno! L’altra faccia della medaglia, almeno, era un mondo tutto nuovo, moderno, più veloce, con le “machine che lavano i panni” e le “scattole” di viveri spediti alla famiglia in Italia. Vere e proprie rivoluzioni per chi era rimasto dall’altra parte dell’oceano, magari in quel paesino tanto piccolo, ma grande nell’anima, a cui il pensiero tornava sempre.
L’elenco dei nomi plausibilmente riconducibili a Cese è consultabile in questo pdf.
<Rielaborato da articoli pubblicati su “La Voce delle Cese”, anno 2006>



